Adriano MAX

Ho cominciato a fotografare a 12 anni per un incrocio di opportunità: nella mia scuola al pomeriggio un insegnante illuminato spiegava i segreti della camera oscura e mi iniziava ai quelli che allora erano i misteri della ripresa e dello sviluppo delle immagini. Uno zio mi regalò una Nikkormat Ftn e un 50mm f/2 Nikkor-H che rimarrà in seguito la mia focale di elezione. Capii che amavo fotografare molte delle meraviglie naturali che vedevo tra le mie amate Dolomiti, ma anche nei giardini della periferia di Milano.

Ho usato il Kodachrome, l’Ektachrome e infine la Fuji Velvia; Ilford per il bianco e nero. Di formazione scientifica, sono da sempre molto appassionato anche di ottica e strumenti che hanno a che fare con la luce.

Così, in modo del tutto autodidatta, ho continuato poi la mia ricerca immaginativa delle forme del mondo, cercando – nelle immagini, anche tramite disegni, che talvolta sovrappongo alle fotografie – di trasformare in simboli il mio sguardo. Mi piacciono le forme, l’introspezione, la ricerca del nuovo nel quotidiano.

Sono rimasto legato alla fotografia analogica (uso ancora saltuariamente una medioformato Fujifilm 6×9 a ottica fissa e una Nikon FE con un 50mm f/1.2), mentre le molteplici possibilità del digitale – abbracciate nel 2006 con una Nikon D200, proseguendo poi in aggiornamenti fino al formato pieno, mentre ad oggi uso il sistema Fujifilm – oramai hanno dischiuso una flessibilità d’uso e versatilità che ha allargato i limiti dell’arte fotografica in un modo che prima si immaginava soltanto.

Sono da poco approdato al Gruppo Fotografico San Paolo, in piena epidemia Covid, e ho trovato un gruppo appassionato con cui spero di condividere nuovi percorsi tutti da scoprire.